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Il gioco delle discariche per favorire i grandi affari Tutto ruota attorno alle montagne di rifiuti di Siculiana

GIULIO AMBROSETTI 30 NOVEMBRE 2014 L’obiettivo della nuova emergenza della munnizza sembra quello di arrivare in tempi brevissimi alla gestione commissariale per legittimare ciò che in regime ordinario non si può fare. I casi di quattro impianti di compostaggio realizzati, collaudati e mai messi in funzione. Le gare che vanno deserte. E 92 milioni di fondi europei per la raccolta differenziata non spesi

Sulla gestione dei rifiuti la Regione siciliana, dal 1999 ad oggi, non ha cambiato una virgola. Si va avanti con le gestioni (degli appalti miliardari ai tempi della lira, milionari ai tempi dell’euro) all’insegna dell’emergenza: in parte con commissari nominati da Roma che fanno il bello e il cattivo tempo, in parte con commissariamenti camuffati. Ha cominciato, per l’appunto, il governo di Angelo Capodicasa nel 1999. Ha proseguito il governo di Vincenzino Leanza fino alla primavera del 2001. Poi è stata la volta di Totò Cuffaro fino al 2008. Quindi il governo di Raffaele Lombardo fino all’estate del 2012. E sta continuando quello di Rosario Crocetta che qualche giorno fa, giusto per non cambiare nulla, ha chiesto al governo Renzi di commissariare la gestione dei rifiuti in Sicilia. Con molta probabilità, come ora racconteremo, per legittimare, nel nome dell’emergenza, qualcosa che non si può fare con le procedure ordinarie di legge. Ma andiamo per ordine.

Il commissariamento, tanto per capirci, significa che Roma nomina il presidente della Regione siciliana commissario per la gestione dell’emergenza di questo delicato settore. Cosa che è avvenuta dal 1999 fino al 2006. Dal 2006 al 2009 ha operato l’Arra, l’Agenzia regionale per i rifiuti e l’acqua, istituita con una legge regionale temeraria che è passata indenne dall’Ufficio del Commissario dello Stato. La gestione dell’Arra – che secondo alcuni osservatori era venata da profili di incostituzionalità – è terminata tra il 2008 e il 2009 con una legge regionale che avrebbe dovuto riportare la legalità in questo settore.

Il condizionale è obbligatorio perché il passaggio più importante di questa riforma – la redazione del Piano regionale dei rifiuti – non ha mai visto la luce. L’allora presidente della Regione, Lombardo, si farà commissariare da Roma per alcune parti della gestione di questo settore. Questo punto è fondamentale per comprendere l’inghippo, gli affari e le illegalità che ruotano attorno al complicato mondo della munnizza.

E’ durante la presidenza Lombardo che le discariche di Mazzarrà Sant’Andrea, in provincia di Messina, le discariche di Misterbianco e di Grotta San Giorgio nel Catanese e la discarica di Siculiana in provincia di Agrigento diventano centrali nel settore dei rifiuti. Ma queste discariche non sono state realizzate in regime commissariale. Se ne deduce che violano, almeno in parte, la normativa. Tant’è vero che, in parte, sono state bloccate dalla magistratura.

Tra l’altro, la mancanza del Piano dei rifiuti viola le direttive europee. Sotto questo profilo, la Sicilia è un caso unico: siamo l’unica Regione italiana a non avere adottato un Piano dei rifiuti. Cosa, questa, non casuale, visto che sta alla base dei grandi affari che si sono sviluppati attorno alle discariche fuori legge.

A onor del vero c’è stato un momento, da due anni a questa parte – assessore regionale all’Energia, ai Rifiuti e all’Acqua era il magistrato Nicolò Marino – in cui il Governo regionale ha avviato le procedure per la realizzazione di vari progetti: discariche pubbliche (che l’ex assessore Marino puntava gradualmente di ridurre per fare posto alla raccolta differenziata dei rifiuti), impianti di compostaggio e impianti per la valorizzazione del materiale secco (in pratica, il riciclo).

A questo punto sono cominciati i lampi e i tuoni, perché il progetto dell’ex assessore Marino cozzava con gli interessi dei titolari delle grandi discariche. Perché gli impianti di compostaggio e il riciclo dei materiali avrebbero fatto concorrenza alle discariche (i Comuni, che sono clienti dei titolari delle discariche, avrebbero iniziato a credere nella raccolta differenziata e a conferire i rifiuti nei nuovi impianti: e questo in Sicilia non è consentito). Così l’ex assessore Marino è stato fatto saltare dalla giunta Crocetta.

Per i signori delle discariche, nonostante i grandi appoggi di cui godono (appoggi politici e non soltanto politici…) non tutto, però, fila sempre per il verso giusto. La discarica di Mazzarà Sant’Andrea è stata chiusa. Idem per la discarica di Misterbianco. E ci sono indagini in corso sulla discarica di Siculiana gestita dalla potente famiglia Catanzaro di Agrigento (Giuseppe Catanzaro, uno dei fratelli titolare della società che gestisce tale discarica, è il vice presidente di Confindustria Sicilia).

Proprio in quest’ultima discarica è stata costruita una nuova vasca di 3 milioni di metri cubi di volume in modo difforme rispetto a quanto prevede la normativa in vigore. Non a caso nessuno, fino ad oggi, ne ha autorizzato l’apertura.

Siamo così arrivati al punto fondamentale di questa nuova crisi dei rifiuti in Sicilia. Nessuno ha autorizzato l’apertura della nuova vasca della discarica di Siculiana. Così è esplosa l’emergenza. Quella della discarica di Siculiana, però, più che una chiusura sembra una serrata che, di fatto, ha generato l’emergenza rifiuti.

Sulla base di questa emergenza si punta a legittimare ciò che non si può fare con le procedure ordinarie.

I passaggi dovrebbero essere i seguenti: il presidente Crocetta, nel nome dell’emergenza, chiede il commissariamento al governo Renzi (cosa che ha già fatto nei giorni scorsi). Una volta incassata la nomina di commissario per i rifiuti in Sicilia dovrebbe autorizzare l’apertura della terza vasca della discarica di Siculiana che in regime ordinario non si può fare.

Ovviamente tutta questa storia è stata impupata bene. In attesa che riapra la discarica di Siculiana i rifiuti andranno interrati nelle discariche di Gela, Palermo, Lentini, Trapani, Castellana Sicula, Sciacca e anche Misterbianco (che è stata chiusa, ma che verrà riaperta per l’occasione in via transitoria). Questi conferimenti genereranno malumori che dovrebbero sollecitare la riapertura della discarica di Siculiana.

In tutto questo la raccolta differenziata dei rifiuti, in Sicilia, è andata a farsi benedire. Tra il 2005 e il 2009 anche nella nostra Isola era cresciuta in tanti Comuni la voglia di mettere da parte le discariche per riciclare i rifiuti. Agrigento era diventata la prima provincia nella raccolta differenziata dei rifiuti. Oggi, con Siculiana, è la provincia con la più grande discarica della Sicilia.

Non solo. Quattro impianti di compostaggio realizzati a Gela, a Bisacquino, a Vittoria e a Ragusa, già collaudati, non sono mai entrati in esercizio. Evitando, così, una fastidiosa competizione con i signori delle discariche. Dal 2012 si cerca, senza successo, di bandire cinque gare per altri cinque impianti di compostaggio che dovrebbero vedere la luce a Casteltermini, ad Augusta, a Noto, a San Cataldo, a Capo d’Orlando. Ma le gare – 28 milioni di euro circa – vanno deserte. Nessuno si presenta. Ed è anche logico: senza raccolta differenziata dei rifiuti come dovrebbero campare i titolari di questi impianti?

Ancora: Po Fesr 2007-2014: altri 92 milioni di euro di fondi europei per la raccolta differenziata bloccati. Chissà perché.

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