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Bronte e la raccolta del Pistacchio!

“inestando li salvatichi cò la coltivazione diventano domestichi”, per via di marze.
pistacchio
Di questi ultimi, ancor oggi, nella parlata dialettale conserviamo i termini “frastuca e frastucara” che stanno ad indicare rispettivamente il frutto e la pianta.
Termini corrotti derivanti dall’arabo “fristach” e “frastuch”.
Naturalmente trattasi di traslitterazione dal momento che il suono della “p” mancando in lingua araba viene reso con la “f” o la “b”.
Nel dialetto brontese dei nostri nonni (mio nonno era di Bronte) il termine “frastucata” indicava un dolce a base di pistacchio e “frastuchino” il colore verde pistacchio.
Furono gli Arabi, dunque, strappando la Sicilia ai Bizantini, ad incrementare ed a indirizzarsi nella coltivazione del pistacchio che nell’Isola, particolarmente alle pendici dell’Etna, trovò l’habitat naturale per uno sviluppo rigoglioso e peculiare.
Nelle sciare del territorio di Bronte si realizzò uno straordinario connubio tra la pianta ed il terreno lavico che, concimato continuamente dalle ceneri vulcaniche, favorì la produzione di un frutto che dal punto di vista del gusto e dell’aroma, supera come qualità la restante produzione mondiale.
Qui, in un terreno sciaroso e impervio (i “lochi”, così sono chiamati ancora i pistacchieti), il contadino brontese ha bonificato e trasformato le colate laviche dell’Etna in un insolito Eden, realizzando il prodigio di una pianta nata dalla roccia per produrre piccoli, saporiti frutti della più pregiata qualità, di un bel colore verde smeraldo, ricercati ed usati in pasticceria e gastronomia per le loro elevate proprietà organolettiche. Solo grazie all’innesto con una pianta autoctona è stato possibile un miracolo così straordinario!
Oggi, del vasto territorio brontese (25.000 ettari), sono coltivati a pistacchieti quasi 4.000 ettari di terreno lavico, con limitatissimo strato arabile e con pendenze scoscese ed accidentate, poco sfruttabile per altre colture specializzate. Vi assicuro che fare la raccolta è davvero pesante sono reduce da una lunga giornata passata nella sciara brontese, anche se in verità buona parte del pistaccio ricade nel territorio di Adrano. Un’altra particolarità è che il frutto di raccoglie ogni due anni proprio per conservare le caratteristiche ed è anche per questo che la qualità è elevata. Nulla a che vedere con i pistacchi che vengono dalla Siria o i pistacchi Turchi che mangiamo quotidianamente e che spesso, purtroppo ci troviamo nei vari pesti che vendono con la scritta pistacchio di Bronte. Infatti è praticamente impossibile riuscire in laboratorio a capire se quel pesto è fatto con pistacchio di Bronte. Un’assurdità dei nostri tempi. Pensate in passato gli Arabi ci hanno regalato la pianta di pistacchio,  oggi invece importiamo il pistacchio (e ne importiamo tantissime quantità) dai paesi arabi con il rischio di contaminazione da micotossine. Queste sono delle tossine che vengono rialsciate da un fungo, l‘aspergillus flavus, e sono cancerogene. Il fungo si forma in particolari condizioni di umidità e temperature condizioni che nelle stive di una nave è possibile avere facilmente soprattutto visto che viaggia per settimane (lo stesso identico discorso vale per il grano…). In più qualche anno fa hanno alzato i limiti di legge perché gli enti competenti per la sicurezza alimentare, dicono che non c’è stato aumento di cancerogenicità nei consumatori. Prima domanda: come hanno fatto a capirlo? Seconda domanda se il limite era più basso (parliamo di meno della metà) era logico che non vi era aumento di casi quindi che senso ha avuto aumentare di più del doppio il limite? Risposta: per fare entrare più pistacchio dai paesi Extra UE. Oggi abbiamo certamente strumentazioni molto più sensibili e le aflatossine sono certamente cancerogene. Quindi siamo proprio sicuri che questi fanno gli interessi dei consumatori?
Ma torniamo al nostro caro pistacchio (che è possibile trovare certamente di Bronte alla torrefazione che c’è vicino alla circumetnea in via Etnea Torrefazione Schilirò) dopo la raccolta che viene fatta a mano sulle pietre impervie della sciara dell’Etna
pistacchio io
viene tolto il mallo esterno pensate che rappresenta circa il 70 % del peso del pistacchio che ovviamente si deve trasportare sempre sulle pietre della sciara (una piacevole fatica) con questa macchina
pistacchio 2quindi viene steso al sole per farlo asciugare con il guscio sterno duro
pistacchio 3
stando attenti alla pioggia per non rovinare tutto il raccolto. Una volta asciutto e quindi dopo l’ennesima perdita di peso, si fa sgusciare e mettere sottovuoto per conservarlo per i 2 anni. Tutto questo ovviamente fa lievitare il prezzo (giustamente) ai 35, 40 euro al chilo per avere il nostro pistacchio sgusciato e sotto vuoto pronto per mangiarlo! Se ci facciamo 2 conti per fare un chilo di pistacchio sgusciato ci vogliono circa 2 chili e mezzo di pistacchio con guscio che se costa 7 euro al chilo arriviamo a 17 € solo di spese vive poi bisogna aggiungere il costo per farlo sgusciare e di metterlo sotto vuoto, il costo del personale, il costo della manutenzione della campagna. In più c’è un pizzico di guadagno che dopo tanta fatica (che corrisponde anche con la difesa e la gestione del territorio) non guasta. Questo è un esempio virtuoso di un oro verde che poco si conosce veramente vi invito per questo ad andare a Bronte in questo periodo ad ammirare questo spettacolo che è la raccolta e di assaggiarlo ed osservarlo direttamente dall’albero. Ha un colore inconfondibile, una forma particolare e un sapore delicatissimo. Così quando cercheranno di vendervi il pistachio arabo (quello importato) saprete come riconoscerlo!

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Permacultura, Mercatino Clandestino e Autoproduzione!

sarà presentato il nuovo progetto in agricoltura sinergica di Nicolosi, CEPAN – CENTRO di PRODUZIONE e ALIMENTAZIONE NATURALE. Il Corso gratuito sarà tenuto dalla Dott.ssa Anna Satta, Tecnico in agricoltura biologica, contadina e docente della libera scuola di agricoltura sinergica “Emilia Hazelip”. perma_parcoEtna
Un incontro importante perché serve per acquisire la consapevolezza della nuova agricoltura che va oltre il biologico che si basa su principi che si erano perduti come la condivisione, il rispetto ed il mutuo aiuto. Ormai ci rendiamo sempre più conto, coltivando  in modo naturale, che non è vero che questo genere di agricoltura produce di meno, come troppo spesso si sente dire, anzi produce naturalmente con uno sforzo ridotto rispetto a quella industriale. Si basa su un principio della distribuzione del tanti e piccoli e diversificati (produrre diverse varietà all’interno della stessa azienda su piccoli ettari anzicchè avere poche e grosse aziende che spesso producono monovairetà vedi gli agrumeti che adesso sono al collasso). Quello che manca devo dire è un anello importante di questo ciclo che è il consumatore che ancora è troppo pigro e che non è molto disposto a cambiare le proprie abitudini. I prodotti ormai ci sono e di ottima qualità. Bisogna però fare più comunicazione ed informazione nei confronti di chi consuma. Si parla tanto di un ritorno all’agricoltura, ma a chi dobbiamo vendere poi questi prodotti? Caro consumatore sei tu che decidi come muovere l’economia non ti rendi nemmeno conto di che potere hai nelle mani. Anche se ti dicono che il biologico costa di più vieni a conoscere il tuo produttore e ti renderai conto che intanto non è vero che costa di più (al massimo si tratta di centesimi) e poi ti verrà voglia di investire il tuo capitale invece che in borsa nel tuo piatto. E scoprirai anche quali sono le difficoltà che incontrano i produttori piccoli e locali per diventare legali, tanto da dover rimanere spesso clandestini a causa della troppa burocrazia. Per questo Domenica dalle 17:00 abbiamo organizzato un mercato Genuino Clandestino ( che è un movimento di denuncia nato in Italia che si sta diffondendo a macchia d’olio) che si chiama Terre Forti (dall’antico nome di Librino) presso il san teodoro a Librino dove vendermo i prodotti dell’orto collettivo fatto proprio a librino ed altri prodotti che vengono a produttori locali che hanno ottimi prodotti. Qui sarà possibile acquistare una cassetta assortita (4 kg) dei prodotti dell’orto estivo + una conserva a soli 10 € ma soprattutto si ha la possibilità di conoscere i produttori e le loro difficoltà ma anche la loro gioia nel tornare alla Terra. Inoltre sono previsti eventi per tutta la sera ed una cena sociale. qui sotto vedete la locandina.
tERRE FORTI
Infine il campo estivo di Manitese quest’anno sarà ricco di eventi ai quali parteciperò tenendo due corsi Lunedì e Martedì alle 16:00 presso L’isituto comprensivo D’annunzio – Don Milani Via Leucatia 141 Catania  terrò due corsi di autorpoduzione di saponi naturali e di panificazione fatto con i grani antichi e lievito madre criscenti.
Campo estivo Manitese
Qui sarà l’occasione per conoscere i vantaggi dell’autorpoduzione (leggasi le conserve della nonna) e la differenza che c’è tra una grande distribuzione organizzata ed un prodotto fatto in casa o in un’azienda piccola. Spesso il problema è che GDO e piccole aziende devono sottostare a stesse regole che sono giuste nella GDO ma che sono assurde e che di fatto hanno fatto perdere la nostra tradizione alimentare (che non è seconda a nessuno).
Bisogna però prendere coscienza ed iniziare ad uscire da internet con i “mi piace” e partecipare fisicamente vedersi di persone e guardarsi negli occhi. Questo vale più di ogni altra esperienza ed iniziare seriamente a cambiare le proprie abitudini ed imporsi di trovare il tempo per pensare al proprio cibo.

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Storie di ordinaria MOVIDA catanese

Vi racconto questa storia che ha dell’incredibile e che vi fa capire quanto sia degenerata la cosìdetta movida Catanese. Premetto che chi vi parla non è un bigotto, d’altronde con il nome che mi porto dietro non potrei mai esserlo!!! Adesso sono più casalingo, ma nel periodo universitario e post universitario sono stato un assiduo frequentatore delle serate della notte catanese. Mi trovavo in viale Libertà e mi sento chiamare da un’amica che si trova nel locale  dopo Piazza Iolanda. Mi avvicino ed incomnco a scambiare due chiacchiere. Dopo un pò mi invita a sedermi e mi dice se vuoi ti offro un Mojto, tanto ne posso consumare 110! Io mi sono messo a ridere perché convinto che scherzasse. Ma invece non scherzava! Paghi 15 € ed hai diritto a 110 Mojto!!! con tanto di braccialetto ai polsi per il riconoscimento… Erano in tre e quindi potevano consumare ben 330 MOJTO!!!! Un drink super alcolico. Alla faccia del palloncino e della guida in stato di ebbrezza! Questi Mojto sono di diverso tipo visto che il barman si vantava dei suoi super viaggi… E prima ha preparato un Mojto al RUM e poi un Mojto al vino. Si al vino!!! Una schifezza incredibile. Il risultato? che i tavoli erano pieni di drink non consumati e da buttare, tanto ne posso bere 110!!! EVVIVA LO SPRECO!!! Appena mi hanno portato il drink inizio a bere e subito il cameriere si avvicina e mi dice: Lei non ha il braccialetto! non può consumare! ed io:  non posso nemmeno assaggiare il drink?. E lui Certo, basta che non lo consuma tutto!. 110 Mojto anche io! Istigazione all’alcolismo!… Ma non è finita qui. La ciliegina sulla torta è nel buffet. Il buffet consisteva in una serie di stuzzichini preparati in un piatto e da consumarsi con una forchettina in piedi condividendo questo piatto con gli altri. Evviva l’igiene! E quando ci siamo azzardati a chiedere un piatto la risposta è stata: “E che siamo alla mensa dei poveri?!?!?!” non sto scherzando. Ha detto questo. Questa è una delle storie di ordinaria Movida Catanese di una comune sera estiva in locali che offrono le strade piene di macchine e di smog come bigliettino da visita. Non vi racconto del Sabato sera dove a detta di Salvo un gestore di un locale molto serio (ci sono anche questi in centro) che chiama il Sabato a Catania, SATANIA!!!


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Accendiamo il Sole!

Il petrolio rappresenta oggi una fonte di energia fondamentale per il nostro paese (l’Italia) che ha deciso giustamente di non ricorrere al Nucleare con ben 2 referendum. Ma non ci siamo interrogati su come si accendono le lampadine di casa nostra o su come arrivi l’energia al computer dal quale leggete questo post. L’energia viene da combustibili fossili ed in parte da energie rinnovabili. A seguito della distillazione del petrolio, certamente, vengono fuori tutta una serie di derivati (rifiuti) che hanno riempito la nostra vita quotidiana, dai detersivi, ai contenitori, agli additivi alimentari, alle colle ovunque c’è qualche molecola che viene direttamente dal petrolio. E questo ha distrutto spesso tante piccole e medie imprese che, a livello locale, producevano o riparavano oggetti della nostra vita quotidiana. L’energia elettrica ha una storia molto giovane e coincide con la “scoperta” del petrolio e con l’arrivo delle tecnologie per poter distillare miliardi di molecole che sono contenute nel petrolio stesso. Ma oggi, incredibilmente nessuno ne parla, abbiamo una tecnologia che ci consente di imitare le foglie, ci consente di catturare il sole e trasformarlo in energia pulita. E’ veramente incredibile come, per interessi politici ed accordi sotto banco, l’Italia e la Sicilia (terra di Sole) non riesca a mettere sul piano politico questa rivoluzione energetica che sta dietro le energie rinnovabili. E si lascia spazio alla Mafia e alle potenti Multinazionali di investire sul nostro territorio per costruire immensi parchi eolici o fotovoltaici che non danno nulla al territorio e che anzi tolgono la possibilità ai Comuni per esempio, di poter autoprodurre l’energia. Certo questo ha un costo. Ma come per i rifiuti i Comuni pagano ogni mese le bollette all’Enel per esempio e quindi si potrebbe fare un investimento per far si che con la stessa cifra si possano ripagare i pannelli (con molto di meno perché insieme si dovrebbe fare un piano di efficientamento energetico). Già forse è proprio per questo che le rinnovabili non vanno. Perché consentono a ciascun utente di poter immettere in rete la propria energia non essere più un utente passivo ma di partecipare alla distribuzione energetica. Già Partecipare parola che i nostri cari politici non digeriscono. Con le rinnovabili infatti ciascun utente può addirittura staccarsi dalla rete e con delle batterie può accumulare l’energia e usarla al momento in cui serve. Una straordinaria novità per le politiche energetiche che invece puntano alla dispersione energetica ed allo spreco che si contrappone all’efficientamento energetico. Tralicci passati in ogni dove che portano l’energia centralizzata (modello del ’900 che dobbiamo superare) in diverse parti della nostra regione. Così siamo costretti ad avere un mercato libero solo sulla carta perché i proprietari delle tubazioni o dei tralicci sono pochi e spesso tra di loro si mettono d’accordo facendo prezzi che cme sappiamo sono i più alti d’Europa. Con una efficienza energetica prossima allo 0 se consideriamo quanta energia ci vuole per produrre l’energia che poi viene dissipata durante il cammino attraverso i tralicci. Con le rinnovabili invece è pssibile diminuire l’impatto ambientale visivo dei tralicci che spesso devastano i territori ed ai quali siamo abituati e possono invece far ripartire l’economia che oggi ne ha tanto bisogno. Già far ripartire l’economia. Mi chiedo come sia possibile che il presidente Crocetta sia stato veloce a parlare con la LUKOIL, azienda Russa che ha comprato gli impianti del triangolo della morte di Priolo-Melilli- Augusta e non abbia pensato (spero che lo faccia presto) ad affacciarsi all’ST azienda della Sicilinon valley siciliana che potenzialmente potrebbe addirittura produrre i pannelli fotovoltaitici. Che fine ha fatto l’M6? Com’è possibile che un’azienda Italo-Francese che produce impianti non sia coinvolta nello sviluppo della Sicilia? Dov’è finito il piano industriale di quest’azienda? Non sarebbe il caso che il Presidente faccia un salto anche da quest’azienda e si inizi a fare una legge quadro sull’energia in modo da pianificare per bene una rivoluzione reale su questo settore? Abbiamo il Sole a parità di superficie esposta, rispetto alla Germania, produrremmo il doppio dell’energia senza fare nulla. Ci si chiede cosa ne faremo dei pannelli fotovoltaici (cosa che troppo spesso viene detta a chi parla di fotovoltaico) e io mi chiedo invece perché come possiamo diminuire l’impatto ambientale dei poli petrolchimici? Quelli certamente inquinanano di più, per non parlare delle scorie radiottive … Sicuramente con un pannello fotovoltaico riusciremo ad avere più energia di quella che spesa per produrla con lo smaltimento compreso… In più oggi possiamo creare posti di lavoro anche dallo smaltimento di questi pannelli (ricordo che sono fatti con Silicio e quindi con la sabbia drogati con piccole quantità di metalli come il Boro o il Tellurio).

Oggi dovremmo discutere di questo e non di come dover portare l’energia dal Marocco o dalla Russia e su come costruire gli Elettrodotti devastando i territori e creando giuste tensioni con le popolazioni che non ne possono più di avere le cose calate dall’alto (e spesso sbagliate). Oppure su come migliorare gli impianti petrolchimici. Oggi la politica dovrebbe avere come obbiettivo quello di spegnere i petrolchimici ed accendere il Sole!

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Spegnamo i petrolchimici e accendiamo il Sole!

E già perché lavorare nei petrolchimici non è una passeggiata, non è come stare nei campi all’aria aperta e sotto il sole ad ascoltare il silenzio della Natura. Qui sei sotto il sole a respirare odori (sostanze tossiche) e polveri di ogni genere e con un rumore assordante che ti accompagna per tutto il tempo. E quando parlo di agricoltura, quella sostenibile, e mi si dice che zappare la terra è pesante, rispondo che oggi l’industria pesante è mille volte più faticosa e rischiosa. Chi non ha la possibilità di entrare in luoghi del genere non se ne può rendere conto. E non se ne rendono conto nemmeno certi miei colleghi Professoroni attempati, che da un lato prendono lo stipendio pubblico (perché magari hanno una cattedra da ordinario presso l’università di Catania) e dall’altro lato percepiscono soldi per consulenze dalle stesse aziende che dovrebbero, nell’interesse pubblico, monitorare e sansionare. Questo è un meccanismo tutto Italiano (non solo siciliano) che bisogna iniziare a denunciare. Ma il Cancro del petrolchimico non riguarda “solamente” i lavoratori, l’indotto ed i cittadini che vivono a pochi metri da impianti ormai fatiscenti costruiti negli anni ’70 ma riguarda tutta l’economia. Nessuno riflette seriamente sulla crisi che stiamo vivendo, che non è una crisi economica, come si vorrebbe far credere, è una crisi di vedute, una crisi dovuta ad una economia schiava di accordi perversi di politici che fanno interessi di pochi privati. Gli interessi privati si sono aggrappati agli interessi politici fondendosi. Ma bisogna ristabilire un equilibrio tra pubblico e privato. Torniamo al petrolchimico. Di recente a Catania c’è stata una giornata sulla Chimica verde organizzata dall’Ordine nazionale dei Chimici, un conveno interessante dove ho fotografato questa immagine che sponsorizza il dipartimento di chimica (per me obsoleta)

Ancora si cerca di accattivare gli studenti proponendo la chimica del petrolio, e si perché negli ultimi anni la chimica è stata assorbita totalmente da questa materia prima e dagli interessi che ci hanno girato intorno e si è confusa con essa. Ma la chimica ed il petrolio sono due cose nettamente separate. Da questa immagine si capisce quanto il Petrolio sia presente nella nostra vita quotidiana. Infatti da un barile di petrolio oltre alla benzina e agli altri combustili per i motori a scoppio si fanno: 1 Pneumatico per auto; 13 pneumatici per bici e 17 camere d’aria per bici; 21 maglioni; 5 coperte; 2 paraurti per auto; 2 valige; 3 sedie da giardino; 500 paia di collant; 200 m di tubi di protezione per i cavi elettrici, 240 bottiglie per detersivo (2 litri); un numero imprecisato di magliette; e tutte i piatti ed i bicchieri di plastica. Questo per fare carburante che serve per percorrere circa 1000 km!!! Incredibile ma vero. E non è finita qui:
Chimica generale
In questa slide c’è scritto tanta Chimica ma bisogna correggere tanto petrolio… Infatti i Saponi e detergenti, i Profumi e cosmetici; i Fertilizzanti; gli Additivi Alimentari (emulsionanti, edulcoranti, coloranti, aromi, conservanti); Farmaci, Fibre Tessili, Adesivi e Vernici, Pneumatici e Plastiche e resine vengono tutte dal petrolio. Tutto quello che ogni giorno abbiamo tra le mani viene dal petrolio. In soli 50 anni dalla scoperta di questa materia prima abbiamo riempito la nostra vita di queste sostanze. Questo grazie anche a Normative che hanno favorito a vario titolo questa industria ed il suo indotto sia con sgravi fiscali, sia con leggi che sono state fatte ad hoc per favorire questa industria. Un esempio tra tutti è il petcoke che è ciò che resta nel fondo del barile dopo i procedimenti di raffinazione del petrolio, ed è un concentrato delle sostanza più pericolose composte come mercurio, cadmio, nichel e cromo oltre ad avere un elevato potere calorifico e quindi da rifiuti pericoloso come giustamente deve essere classificato viene bruciato come combustibile nell’impianto di Gela grazie ad un decreto del governo Berlusconi ancora in vigore. Bruciamo petrolio per avere l’energia per distillarlo e per avere energia… Detto in parole povere: Consumiamo energia per produrre energia!!! Siamo veramente alla frutta. Questo, se all’inizio aveva portato un indubbio benessere economico oggi, spero che non ci siano discussioni in proposito, sta portando ad una recessione impressionante perché questo gioco perverso di interessi ha innescato un sistema economico lineare (Estrazione>produzione>consumo>rifiuti) in un mondo che è circolare. La crisi sta in questo. Oggi abbiamo la possibilità di dimostrare che un sistema circolare è molto ma molto più vantaggioso di un sistema lineare che consuma molta più energia. Abbiamo la Chimica proprio quella che è stata assorbita dal petrolio che ci può dare gli strumenti per dimostrare che se il petrolio è stato messo a migliaia di chilometri sotto terra, ha un colore scuro ed una consistenza viscida ci sarà un motivo!!! Oggi abbiamo la tecnologia per imitare le piante per prendere l’energia del sole e trasformarla in energia elettrica, termica etc… Rispettando un equilibrio naturale che ci siamo scordati perché ubriachi di energia. Ma serve tutta questa energia? Bisogna smetterla di scavare ed alzare la Testa e guardare il Sole.
Mentre scrivevo questo post a Gela succedeva questo. Incredibile.

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Nelle serre di Vittoria e l’Agricoltura INsostenibile

serre dall'alto
Qui ne vedete a decine, e quindi pensate quanto sia esposto un agricoltore alle banche, visto che per pagare spesso accende mutui con rate costanti che non risentono delle oscillazioni dei mercati ortofrutticoli. Sentire questi discorsi dagli agricoltori mi ha fatto capire molte cose. Oltre al mutuo l’agricoltore  “industriale” e l’agricoltore “biologico” intensivo ha a suo carico il costo dei semi che non può più autoriprodursi per una legge Europea assurda che sta rendendo schiavi coloro che da secoli invece hanno prodotto cibo in quantità e di ottima qualità. Rendere sterili i semi vuol dire creare la fame nel mondo ed andare contro uno dei principi base della vita che è la Fertilità. Ma torniamo all’aspetto economico, anche se a mio avviso sarebbe l’aspetto meno interessante. L’agricoltore ha sulle spalle anche il costo dei teloni di plastica delle serre che deve mettere e togliere ogni anno, il costo del telone che mette a terra per ridurre gli infestanti, il costo dei fitofarmaci e dei diserbanti che deve usare per “prevenire” le malattie. Tutte materie di derivazione petrolchimica e che quindi risentono delle oscillazioni del costo del petrolio.
 
Melanzana serra 3
Questa foto mi fa impressione. Guardate le dimensioni delle foglie, impressionanti. Queste sono melanzane e, come vedete il grado di maturazione non è uniforme. Ma l’Agricoltore spesso deve necessariamente spruzzare fitofarmaci anche se dopo qualche giorno dovrà raccogliere dopo pochi giorni… Come vedete c’è plastica sopra e plastica sotto, vedete tutti quei fili per tenere le piante, tutto lavoro manuale che costringe l’Agricoltore a stare in campagna a lavorare per ore ed ore. E mi viene da pensare che senso ha usare tutta questa chimica industriale, che senso ha far diventare l’agricoltura un’industria, se il suo principale attore,l’Agricoltore non ha migliorato le sue condizioni lavorative. Anzi le ha peggiorate notevolemente. Stare chiusi nella plastica è una sensazione stranissima, manca il respiro, specie nei periodi più caldi quando gli agricoltori non possono stare dentro le serre e quindi montano la mattina alle 5 e staccano alle 10 e poi riprendono nel pomeriggio fino a sera. E’ una sensazione asfissiante.
 
Pomodoro 3
Qui invece i pomodori, anche in questo caso c’è un lavoro manuale impressionante. Che poi la necessità di usare diserbanti e pesticidi nasce dall’uso di semi standardizzati. Un tempo e per secoli infatti si sono usati semi autoriprodotti che si adattavano alle diverse condizioni climatiche e si modificavano geneticamente in modo naturale e diventavano resistenti ai parassiti. Oggi invece lo stesso seme viene seminato in Sicilia o in India e questo genera la necessità di usare antiparassitari e le piante sono più soggette a malattie. E infatti capita che nonostante tutta la chimica che si usa le piante si ammalino lo stesso…
pianta malata
 
Un’altra assurdità è il periodo di semina per melanzane zucchine pomodori, peperoni che avviene a  Settembre e la produzione continua fino a Giugno\Luglio mentre naturalmente si dovrebbe seminare intorno a febbraio marzo, avere il massimo della produzione ad Agosto Settembre e finire la produzione massimo a novembre. Questo avviene anche per il Biologico e per me è un’assurdità perché biologico deve voler dire anche rispetto della stagionalità. Per questo mi fa innervosire vedere pomodoro o melanzane biologiche tutto l’anno. E per questo che sconsiglio vivamente di acquistarle tutto l’anno.
 
Un altro aspetto da far rabbrividire sono le api indistriali, o meglio i bombi. Per far avvenire l’impollinazione dei fiori servono le api ma poiché le piante sono chiuse nelle serre, le api o i bombi non riescono a far il loro lavoro naturale, che non è quello di fare miele, ma è quello di far avvenire l’impollinazione senza la quale non si avrebbero i frutti. Questo processo avviene o manualmente, sempre a mano dell’agricoltore, o con i BOMBI.
 
Bombi
Questi BOMBI vengono acquistati in scatole sigillate e non è dato sapere la quantità precisa di animaletti presenti.. E poi incredibile quello che c’è scritto nelle scatole, come se i bombi sapessero leggere…
 

bombi 3
Le drammaticità sta anche nel fatto che queste scatole e questi bombi, vivendo in un ambiente malsano e pieno di pesticidi muoiono ogni tre mesi circa e quindi l’agricoltore deve acquistarli di continuo, con un costo anche in questo caso enorme (oltre ovviamente alla vita infelice di questi esseri).

 

Dopo tutto questo lavoro la domanda nasce spontanea: “Ha già un acquirente per questa merce, giusto? Un contratto stipulato con qualche Azienda della Grande Distribuzione Organizzata…” E invece no! Loro raccolgono mettono nei bancali e spediscono al mercato ortofrutticolo di Vittoria, da qui il primo intermediario prende in consegna la merce e la rivende per conto dell’Agricoltore che se ne torna in campagna a lavorare. Così l’intermediario guardagna subito quanto guadagna l’agricoltore, senza avere investito un centesimo e dando l’elemosina all’agricoltore. Se quel pomodorino o quella melanzana verrà venduta a Torino a 5 € al chilo, l’Agricoltore ci avrà preso 13 centesimi… E in questi 13 centesimi ha tutto caricato: Il mutuo della Serra, I Semi, i Bombi, i Pesticidi, I Diserbanti, la Plastica, il Filo e dulcis in fundo la sua manodopera ed il suo investimento. Io credo sinceramente che stiamo giocando con il fuoco. In Italia si suicidano gli imprenditori, in India si suicidano gli Agricoltori. A breve se si continua così anche gli agricoltori, quei pochi che sono rimasti seguiranno i loro colleghi Indiani e gli imprenditori Italiani. Noi possiamo fare moltissimo con i nostri acquisti. Voti ogni volta che fai la spesa dice Padre Alex Zantelli. E noi con i nostri acquisti decidiamo a chi far andare i nostri soldi. Cerchiamo di acquistare attraverso i gruppi di acquisto che stanno andando benissimo. Cerchiamo di andare in campagna la Domenica dagli agricoltori a vedere cosa vuol dire coltivare e quanto sia bello e genuino farlo con i metodi tradizionali. Il termine Cultura viene dal verbo latino colere che vuol dire Coltivare. Bisogna tornare a Coltivare nel senso più antico del termine.

 

Vi inserisco un paio di appuntamenti ai quali si può partecipare. Socì usciamo da Internet e ci vediamo nella realtà!

 

Venerdì 24 Maggio ore 9:00 a Caltagirone Giornata dedicata ai custodi dei semi;

 

Sabato 25 Maggio giornata contro la MONSANTO a Catania al circolo città futura  faremo un dibattito sulla linertà dei Semi Via Gargano, 37

 

Domenica 2 Giugno A Villarosa presso l’Azienda Sangiovannello giornata in campagna all’insegna dei grani antichi siciliani. Per info chiedere a info@sangiovannello.it 

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